La parola giusta al posto giusto

Qual è la differenza tra editing e correzione bozze? E quali sono gli errori più comuni che incontriamo nel nostro lavoro?

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“Di legno” o “in legno”? Il nome di un popolo si scrive maiuscolo o minuscolo? La sillabazione è corretta? Esperti editor e correttrici di bozze hanno la risposta pronta a questi e mille altri dubbi, spesso senza dover consultare un dizionario o una grammatica.

Ma come fare a stabilire quale tipo di lavoro sia necessario quando non si è del tutto soddisfatti di un testo? Vediamo insieme i termini più utili a tal fine.

Editing o revisione

L’editor controlla la sintassi e le caratteristiche linguistiche e stilistiche del testo, verificandone ad esempio l’uniformità, la comprensibilità e la leggibilità del testo, apportando interventi stilistici nel caso di formulazioni infelici o di ripetizioni (come qui sopra!).

Correzione bozze

A livello formale si controllano l’ortografia e la grammatica, la punteggiatura e la sillabazione, l’uniformità della scrittura e il corretto utilizzo di caratteri speciali. Di pari passo si esaminano gli elementi strutturali quali la numerazione delle note a piè di pagina, l’indice e i titoli.

Correzione finale

Per far sì che il testo definitivo sia davvero pronto per la stampa, consigliamo di far eseguire una correzione finale: sul testo già impaginato si fa un ultimo controllo, facendo particolare attenzione agli errori tipografici oppure agli a capo.

Controllo dei dati

Nei testi che contengono molte informazioni, è consigliabile intervenire anche a livello di contenuti, facendo verificare attraverso una ricerca ad hoc nomi, numeri, date, indirizzi e altro.

Bleistifte

Gli errori capitano davvero a tutti, anche a noi! Questi sono i cinque tipi di refusi nei quali ci imbattiamo più spesso nei testi scritti:

1) Errori di grammatica: possono capitare quando si digita un testo in fretta e si modifica poi una parte della frase, scordandosi di rileggere il paragrafo completo.

2) Errori tipografici: comprendono per esempio le virgolette errate.

3) Strafalcioni stilistici: morto un vescovo se ne fa un altro? “Piuttosto che” utilizzato al posto di “oppure”? Può sempre capitare di utilizzare detti, metafore e locuzioni in modo errato. Meglio rileggere!

4) Ortografia inconsistente: shock o choc? Obiettivo od obbiettivo? Spesso l’italiano accetta diverse versioni di una parola: meglio non utilizzare entrambe le forme in uno stesso testo, però, altrimenti si ottiene un pasticcio.

5) Nomi scritti in modo sbagliato: particolarmente insidiosi, perché né il Treccani né lo Zanichelli si pronunciano sul fatto che la persona si chiama Stefanie Pergher e non Stephanié Berger…

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